martedì 9 giugno 2009

venerdì 15 maggio 2009

Le cadute degli dei.Esempi di trasformismo politico calabrese


di Francesco Capalbo

L’avvenimento, sussurrato con insistenza e poi annunciato ufficialmente, è destinato a creare sconcerto. Giacomo Mancini il 12 novembre è approdato alla corte di Silvio Berlusconi! E’ ormai evidente come il centrosinistra in Calabria non entusiasmi, non affascini e non permetta una salubre mobilità del gruppo dirigente. Le disinvolte candidature per le elezioni provinciali di Oliverio e dei suoi cloni, decise o in via di decisione, per opera di un direttorio autocratico, comprovano queste affermazioni che potrebbero, a primo acchito, sembrare gratuite. Ma il darvinismo politico di Giacomo Mancini non può trovare giustificazione alcuna e nel contempo permette una lettura meno sacrale della storia delle dinastie politiche calabresi e della idea poco intrepida che esse hanno della coerenza, intesa come virtù. Già Paolo Palma in un suo pamphlet dal titolo: “Doppio gioco all’ombra dell’Ulivo” (Editori Riuniti 2001) mise in risalto la strana asimmetria della campagna elettorale per le Politiche del 13 maggio 2001 e le contorsioni di alcuni suoi protagonisti. Ad esempio, per quanto riguarda il voto proporzionale della Camera, si registrò a Cosenza la vittoria della lista DS, l’elezione di Giacomo Mancini junior, che di quella lista faceva parte e… la mancata elezione di Paolo Palma e di Achille Occhetto, candidati dell’ Ulivo nel maggioritario di Camera e Senato. Ci pensò l’ex segretario del PDS a svelarne l’arcano dimostrando, con un ampio rapporto presentato alla stampa, come sia lui che Palma fossero stati penalizzati dalle logiche clientelari e doppiogiochiste di Giacomo Mancini senior, che favorirono i candidati dello schieramento opposto. Se ci avventuriamo nei dirupi della Storia, emerge un altro avvenimento poco indagato che incrina l’alone di leggenda e svela le umane debolezze degli appartenenti alla dinastia dei Mancini. Il 7 maggio del 1927 sulla prima pagina di Calabria Fascista venne pubblicato un articolo, che riguardava Pietro Mancini (bisnonno di Giacomo junior), dal titolo: “La Magnanimità del Duce”. Eletto deputato il 6 aprile 1924 per la circoscrizione della Calabria e della Basilicata (ventisettesima legislatura), Pietro Mancini fu il solo deputato dell’opposizione che le due regioni mandarono alla Camera. Decadde dal mandato parlamentare per delibera della Camera, nella seduta del 9 novembre 1926, a seguito di una mozione presentata da Augusto Turati. Nello stesso anno fu confinato a Nuoro e per tale motivo ritenuto una sorta di eroe sacro dell’antifascismo meridionale. L’articolo ne palesa invece la vulnerabile umanità. “S. E. Mussolini, compiendo un atto altamente magnanimo, ha condonato, dopo soli cinque mesi di espiazione, di seguito a richiesta dell’interessato, la pena del confino inflitta dalla Commissione Provinciale di Cosenza per la durata di cinque anni, all’onorevole Pietro Mancini. La relativa istanza, di cui a suo tempo venne data comunicazione a S. E. Michele Bianchi, il quale a sua volta ne informò il prefetto Commendatore Guerresi ed il Segretario Federale dott. Cesare Molinari, venne rivolta a S. E. Mussolini, quale Ministro dell’Interno; e S.E. Mussolini, avvalendosi dei suoi poteri, ha generosamente perdonato . L’atto di S. E. Mussolini è solenne riaffermazione degli alti sensi generosi e magnanimi del Condottiero Magnifico dell’ Italia nuova ed è indice eloquente delle direttive del Regime, implacabile nella difesa dello Stato, ma tendente alla conciliazione degli animi ed a porre nella sua vera luce lo spirito e l’essenza della Rivoluzione Fascista”. Lungi dall’esprimere giudizi storici affrettati sulle vicende sopra elencate, non si può non essere d’accordo con le parole dell’onorevole Fabrizio Cicchitto, gran cerimoniere del passaggio di Giacomo Mancini al centro destra. L’onorevole, durante il rito romano del travaso, ha affermato che le storie delle persone sono lunghe. E’ innegabile, comunque, che analizzate nei loro snodi essenziali, talune sembrano rilevarsi fragili e perciò più conformi alla natura umana che a quella degli dei.

Gli avvenimenti citati in questo articolo sono tratti dalle seguenti fonti:


La Magnanimità del Duce, Calabria Fascista, 7 maggio 1927.
Mancini: “Berlusconi e il PDL unici punti di riferimento”, Il Quotidiano, 13 novembre 2008.
Paolo Palma, Doppio gioco all’ombra dell’Ulivo. La mia campagna elettorale con Achille Occhetto in una città del trasformismo, prefazione di Pierluigi Castagnetti, Editori Riuniti, 2001.
Roberto De Luca, Consenso elettorale e partiti. Le liste “fai-da-te”, in La trasformazione dei partiti politici, Francesco Raniolo (a cura di), Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2004.
Scheda biografica dell’onorevole Mancini Pietro, www.archivionline.senato.it.

L’articolo è stato pubblicato su goladelrosa.eu il 18 novembre del 2008; esso offre spunti di riflessione per quanti esprimeranno il loro voto nella tornata elettorale di giugno.

lunedì 11 maggio 2009

Elezioni comunale: ecco le liste


Pubblichiamo le liste per le elezioni comunali che si terranno il 6/7 giugno prossimo. Aspettiamo i vostri commenti e le vostre considerazioni.
Nota: clicca sull'immagine per ingrandirla

sabato 9 maggio 2009

Aldo Moro: Una memoria sbiadita color porpora


Ci sono ricordi che appartengono alla collettività e che sistematicamente riemergono nell’avvicinarsi di particolari ricorrenze.

Uno di questi ricordi è l’uccisione del presidente della Democrazia Cristiana On. Aldo Moro, avvenuta il nove maggio 1978 ad opera delle brigate rosse.

Il giorno dell’uccisione di Moro è un ricordo ancora vivo nella mente di molti italiani, ma che solo una anno fa è stato istituito come giorno della memoria per le vittime del terrorismo interno ed internazionale.

Trentuno anni dopo questo ricordo appare vivo negli occhi della memoria di chi ,come me, in quei giorni veniva al mondo.

Trentuno anni dopo questo ricordo appare sbiadito negli occhi di una comunità ,come quella sampietrese, che a Moro ed alla storia della DC sono particolarmente vicine.

Il ricordo in questo caso appare sbiadito come il color porpora del sangue lavato dalle lacrime di chi dopo tanto tempo ancora non sa perché sta piangendo.

Eppure la figura di Moro , negli ultimi anni, sembra essere contesa sia dai politici centrodestra che da quelli del centrosinistra, quasi dimenticando che egli fu un democristiano convinto e lungimirante al punto da spingersi fino al cosiddetto “compromesso storico”, che forse fu una delle cause della sua morte.

Ecco perché la sua memoria appartiene al paese intero, non ad un solo partito.

Ma dicevamo , il ricordo della memoria ora sembra sbiadito, perché in questo ore perdere tempo per ricordare può significare perdere minuti preziosi per affilare le ultime armi per il confronto elettorale. Fermarsi ora è concedere spazio agli avversari e questo nessuno lo vuole.

Occorre però tenere a mente che la superficialità con la quale affrontiamo il ricordo di eventi simili, può essere causa di errori futuri che sembrano già concretizzarsi in una frammentazione politica , sociale, e culturale , che oggi attanagliano il nostro piccolo comune in logiche bieche e prive di prospettive.

Non possiamo costruire il futuro o semplicemente comprendere il presente se mancano le basi radicate nel passato.

Serve una presa di coscienza seria e una seria formazione, soprattutto per i giovani . In ogni mestiere antico, il "maestro" è sempre stato l'unico strumento efficace di apprendimento, e noi, oggi, soprattutto in politica, ne siamo drammaticamente orfani. Ecco dunque fondamentale rivolgere lo sguardo a ritroso, alla ricerca ed all'analisi degli alti esempi del passato. Ciò non è affatto facile ma , con una buona dose di coraggio, scevri anche da quella pigrizia che sovente corrode i giovani e dalla quale occorre, con uno sforzo, allontanarsi, noi dovremmo analizzare le qualità dei grandi uomini del nostro passato politico, per trovare spunti per il nostro futuro. Uomini come Moro appunto ma anche De Gasperi, Berlinguer, Pertini e molti altri. E forse non dovremmo farlo soltanto noi giovani, ma anche i nostri attuali politici, con un gesto d'inattesa umiltà, dovrebbero ricercare e ritrovare nel passato degli esempi preziosi per ripensare il futuro della politica italiana.

S.L.T.

giovedì 7 maggio 2009

Analisi Secondo Sondaggio



Quesito numero 2

Ritenete opportuno che Sindaco, Assessori e Consiglieri Comunali del Comune di San Pietro in Guarano siano scelti tra coloro i quali, avendo avuto esperienze passate nella vita amministrativa del paese, sono presenti sulla scena politica locale da più anni?


Analisi

Nel primo quesito si è rilevato, senza distinzione tra destra e sinistra, in che modo la cittadinanza percepisce la “longevità” dei soggetti che si occupano della vita politica e amministrativa di San Pietro in Guarano da più anni. Il responso dell’indagine è netto : il 98% del campione non ritiene opportuno la candidatura dei soggetti che avendo avuto esperienze passate nella vita amministrativa del paese, sono presenti sulla scena politica locale da più anni. In questo caso il concetto di longevità viene percepito quale sinonimo di senilità politica.

domenica 3 maggio 2009

Stravaganze elettorali


E’ sorprendente constatare come personaggi di grande spessore culturale, poco frequentati dai politici calabresi, che come è risaputo non brillano per le loro passioni culturali, vengano riscoperti in occasione delle varie competizioni elettorali.
Questo poster, che avrebbe dovuto dar tono e dignità culturale ai suoi firmatari, è apparso recentemente per le strade della provincia di Cosenza e ritrae Giocchino da Fiore in compagnia di don Luigi Nicoletti.
L’accostamento dei due personaggi all’immagine di Mario Oliverio è dovuta forse all’intenso legame che anch’essi ebbero con San Giovanni in Fiore, paese d’origine del Presidente della nostra Provincia.
Stravagante appare invece l’uso dell’effige del Presidente degli USA e l’invito affinché la Provincia di Cosenza “ritorni” ad essere protagonista.
Poichè in Italia ogni competizione elettorale può equipararsi alla sagra dell’inverosimile, non vorremmo che qualcuno avesse in mente, a nostra insaputa, di proporre al Presidente Obama che la Provincia di Cosenza diventi… il suo 51° Stato.
Francesco Capalbo

mercoledì 29 aprile 2009

Analisi Primo Sondaggio

ANNIFREQUENZE
50
1019
151
200
301
350
400
451

Quesito
Quanti anni, al massimo, un cittadino dovrebbe essere impegnato nel ricoprire cariche istituzionali (Sindaco, Assessore o Consigliere Comunale, etc.) prima di essere percepito come “in età da pensione”?


Analisi

Il quesito ci ha permesso di trarre indicazioni quantitative riguardanti la “soglia di longevità“. Per il campione occorrono 12,7 anni affinché un amministratore venga percepito come “in età da pensione”. Per una percentuale rilevante di esso tale soglia è ancora più bassa (10 anni). Anche in questo caso il termine “soglia di longevità” viene percepito con connotati di negatività

Anche se il campione è formato da 22 persone, esso può essere considerato dal punto di vista statistico nel novero dei “grandi campioni”. Non essendo possibile però operare “inferenze” sui risultati ottenuti, perché non estratto con metodologie probabilistiche, esso ci fornisce solo indicazioni circa gli umori degli strati di elettorato che fruiscono di un collegamento ad Internet. Per questa frazione di popolazione, San Pietro in Guarano è considerato come paese che necessita di una efficace azione di rinnovamento.





sabato 25 aprile 2009

25 Aprile 1945 : La libertà ritrovata



IL SUONATORE JONES

In un vortice di polvere
gli altri vedevan siccità,
a me ricordava
la gonna di Jenny
in un ballo di tanti anni fa.

Sentivo la mia terra
vibrare di suoni
era il mio cuor,
e allora perché coltivarla ancora,
come pensarla migliore.

Libertà l'ho vista dormire
nei campi coltivati
a cielo e denaro,
a cielo ed amore,
protetta da un filo spinato.

Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo
per un compagno ubriaco.

E poi la gente lo sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finì con i campi alle ortiche
finì con un flauto spezzato
e un ridere rauco
e ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.

lunedì 20 aprile 2009

Quanto è vecchia la Politica ?


Secondo un rapporto sull'invecchiamento della popolazione mondiale realizzato negli Stati Uniti, all'Italia spetta il primato per la più alta percentuale di popolazione anziana (18,1%), e per la durata media della vita (79 anni), seconda soltanto a quella svedese.
Dunque, l'Italia è in testa alla classifica delle nazioni più "vecchie" con il maggior numero di cittadini sopra i 65 anni di età con 18 anziani su cento abitanti, di contro agli appena 14 ragazzi (al di sotto dei 15 anni). E questo nonostante sia ormai tra i Paesi a minor tasso di incremento del numero di anziani.
Se da qualcuno questo fenomeno viene visto come una catastrofico perché si prevede che 2030 i vecchi saranno quasi il trenta per cento della popolazione a fronte della bassa percentuale di nuovi nati.
Per altri è invece positivo , perché l'aumento delle prospettive di vita è generato da un miglioramento delle condizioni di vita stesse.
Se tale fenomeno viene studiato con attenzione, assai preoccupante è quello dell'invecchiamento della classe politica ,e più in generale di quella dirigenziale.
Infatti in Italia
l'eta' media dei nostri parlamentari, è di 51 anni, meno dissonante in un'ottica internazionale, anche se non ci distinguiamo come esempio di svecchiamento della classe dirigente. Nelle ultime legislature, gli under 40 erano il 12 per cento, contro il 20 per cento olandese o il 31 per cento finlandese. Solo la "old" Gran Bretagna ci insegue con il suo 9 per cento.
Per non parlare degli incarichi di governo ,nei paesi occidentali i capi di governo restano in carica per circa dieci anni alternandosi nella competizione ,in Italia dal '96 ad oggi si parla solo di Prodi e di Berlusconi.
Tragica è la situazione a livello locale dove a cacciare i dinosauri dalle poltrone ,in molti casi interviene "sorella morte".
Liberi e Forti vi propone un sondaggio per capire cosa pensate voi sull 'argomento.


"Liberi e Forti"


martedì 31 marzo 2009

"L'epitaffio di Pericle"


La storia insegna sempre, ma gli uomini preferiscono vivere senza il suo insegnamento.


"Liberamente"




lunedì 23 marzo 2009

Chi ha paura della democrazia.


Ormai ci siamo quasi.
I pretendenti scalpitano in attesa che tutto sia pronto per la fatidica scadenza.
Incontri frenetici , e quasi sempre al chiar di luna ,si susseguono per tessere le ultime alleanze tra chi si accinge ad amministrare la "cosa pubblica" e chi gli tende la mano ,con umiltà , per dar loro appoggio e sostegno.
Il sole in questo è nemico e chi è abituato a far tutto sotto la sua protezione, ormai è estraneo.
Il sospetto cade sui "solari" al punto che ogni scambio di opinione sembra cosa sospetta.
La soluzione sembrai essere a portata di mano, rinchiudersi nei castelli al suono della prossima Ave Maria e riuscirne quando il sole avrà scaldato tutti gli animi e tutto sarà finito.
Ma l'animo dei solari è nobile ed essi non son nati per star rinchiusi ad aspettare.
Perciò temete costoro, dall'animo nobile, ad essi è affidato il compito di vigilare nelle notti grige e fredde che precedono l'alba del nuovo giorno .

"I Cavalieri Solari"

venerdì 20 marzo 2009

Il Buono e il Cattivo Governo (guardere alla storia per costruire il futuro)



A1 [Celebrazione della giustizia e dei suoi effetti sull’unità dei cittadini]

«Questa santa virtù, là dove regge,

induce ad unità li animi molti,

e questi, a cciò ricolti,

un ben comun per lor signor si fanno,

lo qual, per governar suo stato, elegge

di non tener giamma’ gli ochi rivolti

da lo splendor de’ volti

de le virtù che ‘ntorno a llui si stanno.

Per questo con trionfo a llui si danno

censi, tributi e signorie di terre,

per questo senza guerre

seguita poi ogni civile effetto,

utile, necessario e diletto».


A2 [Esortazione ai reggitori del Comune a seguire la giustizia, unica garante di libertà, equità e benessere]

«Volgiete gli occhi a rimirar costei,

vo’ che reggiete, ch’è qui figurata

per su’ eciellenzia coronata,

la qual sempr’ a ciascun suo [dritto rende.

Guardate quanti ben vengan da lei

E come è dolce vita e riposata

quella] de la città du’ è servata

questa virtù ke più d’altra risprende.

Ella guarda e difende

chi lei onora e lor nutrica e pascie;

da la suo lucie nascie

el meritar color c’operan bene

e agl’iniqui dar debite pene».


A3 [securitas]

«Senza paura ogn’uom franco camini,

e lavorando semini ciascuno,

mentre che tal comuno

manterrà questa donna in signoria,

ch’el à levata a’ rei ogni balia».


B1 [Descrizione delle nefaste conseguenze di un governo senza giustizia e perciò votato alla tirannia]

«Là dove sta legata la iustitia,

nessuno al ben comun già mai s’acorda,

né tira a dritta corda:

però convien che tirannia sormonti,

la qual, per adempir la sua nequizia,

nullo voler né operar discorda

dalla natura lorda

de’ vitii che con lei son qui congiunti.

Questa caccia color ch’al ben son pronti

E chiama a sé ciascun c’a male intende;

questa sempre difende

chi sforza o robba o chi odiasse pace,

unde ogni terra sua inculta giace».


B2 [Invito a vigilare al fine di combattere la tirannia e i suoi sostenitori]

«……………………… e per effetto,

che dove è tirannia è gran sospetto,

guerre, rapine, tradimenti e ‘nganni.

Prendasi signoria sopra di lei

E pongasi la mente e lo intelletto

[in tener sempre a iustitia suggietto

ciascun, per ischifar sì scuri danni,

abbattendo e’ tiranni;

e c]hi turbar la vuole sie per suo merto

discacciat’ e diserto

insieme con qualunque sia seguacie,

fortificando lei per vostra pace».


B3 [Timor]

«Per voler el ben proprio, in questa terra

sommess’ è la giustizia a tirannia,

unde per questa via

non passa alcun senza dubbio di morte,

che fuor si robba e dentro da le porte».

mercoledì 18 marzo 2009

APPELLO AI "LIBERI E FORTI"

In questa "grave ora" che precede le elezioni amministrative del 6/7 giugno, è ancor valido l'appello ai "Liberi e Forti".
A tale persone liberi da condizionamenti alcuni e animate dallo spirito di partecipazione democratica per la cosa pubblica, rivolgiamo l'appello ad impegnarsi nella vita democratica del comune ,affinché le scelte politiche siano continuamente sotto il vaglio dell'occhio critico del cittadino.
"Liberi di decidere"


A tutti gli uomini liberi e forti, che in questa grave ora sentono alto il dovere di cooperare ai fini superiori della Patria, senza pregiudizi né preconcetti, facciamo appello perché uniti insieme propugnano nella loro interezza gli ideali di giustizia e libertà. E mentre i rappresentanti delle Nazioni vincitrici si riuniscono per preparare le basi di una pace giusta e durevole, i partiti politici di ogni paese debbono contribuire a rafforzare quelle tendenze e quei principi che varranno ad allontanare ogni pericolo di nuove guerre, a dare un assetto stabile alle Nazioni, ad attuare gli ideali di giustizia sociale e migliorare le condizioni generali, del lavoro, a sviluppare le enrgie spirituali e materiali di tutti i paesi uniti nel vincolo solenne della "Società delle Nazioni".

E come non è giusto compromettere i vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società.

Perciò sosteniamo il programma politico-morale patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola angusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse: perciò domandiamo che la Società delle Nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l'avvento del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffatrici dei forti.

Al migliore avvenire della nostra Italia - sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano - che per virtù dei suoi figli, nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua unità e rinsaldta la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra attività con fervore d'entusiasmi e con fermezza di illuminati propositi.

Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali.

Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agl'individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche.

Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare lo Stato ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e delle attività, che debbono trovare al centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo. Energie, che debbono comporsi a nuclei vitali che potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le agitazioni promosse in nome di una sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica e attingere dall'anima popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore all'autorità come forza ed esponente insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.

Le necessarie e urgenti rifrome nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici, mentre l'incremento delle forze economiche del Paese, l'aumento della produzione, la salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l'analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopo-guerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della vittoria.

Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, inspirandoci ai saldi principii del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici.

A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell'amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degl'interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e domandiamo l'adesione al nostro Programma.

Roma, lì 18 gennaio 1919

LA COMMISSIONE PROVVISORIA
On. Avv. Giovanni Bertini - Avv. Giovanni Bertone - Stefano Gavazzoni - Rag. Achille Grandi - Conte Giovanni Grosoli - On. Dr. Giovanni Longinotti - On. Avv. Prof. Angelo Mauri - Avv. Umberto Merlin - On. Avv. Giulio Rodinò - Conte Avv. Carlo Santucci - Prof. D. Luigi Sturzo, Segretario Politico.