sabato 9 maggio 2009

Aldo Moro: Una memoria sbiadita color porpora


Ci sono ricordi che appartengono alla collettività e che sistematicamente riemergono nell’avvicinarsi di particolari ricorrenze.

Uno di questi ricordi è l’uccisione del presidente della Democrazia Cristiana On. Aldo Moro, avvenuta il nove maggio 1978 ad opera delle brigate rosse.

Il giorno dell’uccisione di Moro è un ricordo ancora vivo nella mente di molti italiani, ma che solo una anno fa è stato istituito come giorno della memoria per le vittime del terrorismo interno ed internazionale.

Trentuno anni dopo questo ricordo appare vivo negli occhi della memoria di chi ,come me, in quei giorni veniva al mondo.

Trentuno anni dopo questo ricordo appare sbiadito negli occhi di una comunità ,come quella sampietrese, che a Moro ed alla storia della DC sono particolarmente vicine.

Il ricordo in questo caso appare sbiadito come il color porpora del sangue lavato dalle lacrime di chi dopo tanto tempo ancora non sa perché sta piangendo.

Eppure la figura di Moro , negli ultimi anni, sembra essere contesa sia dai politici centrodestra che da quelli del centrosinistra, quasi dimenticando che egli fu un democristiano convinto e lungimirante al punto da spingersi fino al cosiddetto “compromesso storico”, che forse fu una delle cause della sua morte.

Ecco perché la sua memoria appartiene al paese intero, non ad un solo partito.

Ma dicevamo , il ricordo della memoria ora sembra sbiadito, perché in questo ore perdere tempo per ricordare può significare perdere minuti preziosi per affilare le ultime armi per il confronto elettorale. Fermarsi ora è concedere spazio agli avversari e questo nessuno lo vuole.

Occorre però tenere a mente che la superficialità con la quale affrontiamo il ricordo di eventi simili, può essere causa di errori futuri che sembrano già concretizzarsi in una frammentazione politica , sociale, e culturale , che oggi attanagliano il nostro piccolo comune in logiche bieche e prive di prospettive.

Non possiamo costruire il futuro o semplicemente comprendere il presente se mancano le basi radicate nel passato.

Serve una presa di coscienza seria e una seria formazione, soprattutto per i giovani . In ogni mestiere antico, il "maestro" è sempre stato l'unico strumento efficace di apprendimento, e noi, oggi, soprattutto in politica, ne siamo drammaticamente orfani. Ecco dunque fondamentale rivolgere lo sguardo a ritroso, alla ricerca ed all'analisi degli alti esempi del passato. Ciò non è affatto facile ma , con una buona dose di coraggio, scevri anche da quella pigrizia che sovente corrode i giovani e dalla quale occorre, con uno sforzo, allontanarsi, noi dovremmo analizzare le qualità dei grandi uomini del nostro passato politico, per trovare spunti per il nostro futuro. Uomini come Moro appunto ma anche De Gasperi, Berlinguer, Pertini e molti altri. E forse non dovremmo farlo soltanto noi giovani, ma anche i nostri attuali politici, con un gesto d'inattesa umiltà, dovrebbero ricercare e ritrovare nel passato degli esempi preziosi per ripensare il futuro della politica italiana.

S.L.T.

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