
La storia insegna sempre, ma gli uomini preferiscono vivere senza il suo insegnamento.
"Liberamente"
A tutti coloro che vogliono esprimere liberamente il loro pensiero, affinché il "Buon Governo" sia una realtà concreta e non un'utopico pensiero.
«Questa santa virtù, là dove regge,
induce ad unità li animi molti,
e questi, a cciò ricolti,
un ben comun per lor signor si fanno,
lo qual, per governar suo stato, elegge
di non tener giamma’ gli ochi rivolti
da lo splendor de’ volti
de le virtù che ‘ntorno a llui si stanno.
Per questo con trionfo a llui si danno
censi, tributi e signorie di terre,
per questo senza guerre
seguita poi ogni civile effetto,
utile, necessario e diletto».
A2 [Esortazione ai reggitori del Comune a seguire la giustizia, unica garante di libertà, equità e benessere]
«Volgiete gli occhi a rimirar costei,
vo’ che reggiete, ch’è qui figurata
per su’ eciellenzia coronata,
la qual sempr’ a ciascun suo [dritto rende.
Guardate quanti ben vengan da lei
E come è dolce vita e riposata
quella] de la città du’ è servata
questa virtù ke più d’altra risprende.
Ella guarda e difende
chi lei onora e lor nutrica e pascie;
da la suo lucie nascie
el meritar color c’operan bene
e agl’iniqui dar debite pene».
A3 [securitas]
«Senza paura ogn’uom franco camini,
e lavorando semini ciascuno,
mentre che tal comuno
manterrà questa donna in signoria,
ch’el à levata a’ rei ogni balia».
B1 [Descrizione delle nefaste conseguenze di un governo senza giustizia e perciò votato alla tirannia]
«Là dove sta legata la iustitia,
nessuno al ben comun già mai s’acorda,
né tira a dritta corda:
però convien che tirannia sormonti,
la qual, per adempir la sua nequizia,
nullo voler né operar discorda
dalla natura lorda
de’ vitii che con lei son qui congiunti.
Questa caccia color ch’al ben son pronti
E chiama a sé ciascun c’a male intende;
questa sempre difende
chi sforza o robba o chi odiasse pace,
unde ogni terra sua inculta giace».
B2 [Invito a vigilare al fine di combattere la tirannia e i suoi sostenitori]
«……………………… e per effetto,
che dove è tirannia è gran sospetto,
guerre, rapine, tradimenti e ‘nganni.
Prendasi signoria sopra di lei
E pongasi la mente e lo intelletto
[in tener sempre a iustitia suggietto
ciascun, per ischifar sì scuri danni,
abbattendo e’ tiranni;
e c]hi turbar la vuole sie per suo merto
discacciat’ e diserto
insieme con qualunque sia seguacie,
fortificando lei per vostra pace».
B3 [Timor]
«Per voler el ben proprio, in questa terra
sommess’ è la giustizia a tirannia,
unde per questa via
non passa alcun senza dubbio di morte,
che fuor si robba e dentro da le porte».
E come non è giusto compromettere i vantaggi della vittoria conquistata con immensi sacrifici fatti per la difesa dei diritti dei popoli e per le più elevate idealità civili, così è imprescindibile dovere di sane democrazie e di governi popolari trovare il reale equilibrio dei diritti nazionali con i supremi interessi internazionali e le perenni ragioni del pacifico progresso della società.
Perciò sosteniamo il programma politico-morale patrimonio delle genti cristiane, ricordato prima da parola angusta e oggi propugnato da Wilson come elemento fondamentale del futuro assetto mondiale, e rigettiamo gli imperialismi che creano i popoli dominatori e maturano le violente riscosse: perciò domandiamo che la Società delle Nazioni riconosca le giuste aspirazioni nazionali, affretti l'avvento del disarmo universale, abolisca il segreto dei trattati, attui la libertà dei mari, propugni nei rapporti internazionali la legislazione sociale, la uguaglianza del lavoro, le libertà religiose contro ogni oppressione di setta, abbia la forza della sanzione e i mezzi per la tutela dei diritti dei popoli deboli contro le tendenze sopraffatrici dei forti.
Al migliore avvenire della nostra Italia - sicura nei suoi confini e nei mari che la circondano - che per virtù dei suoi figli, nei sacrifici della guerra ha con la vittoria compiuta la sua unità e rinsaldta la coscienza nazionale, dedichiamo ogni nostra attività con fervore d'entusiasmi e con fermezza di illuminati propositi.
Ad uno Stato accentratore tendente a limitare e regolare ogni potere organico e ogni attività civica e individuale, vogliamo sul terreno costituzionale sostituire uno Stato veramente popolare, che riconosca i limiti della sua attività, che rispetti i nuclei e gli organismi naturali - la famiglia, le classi, i Comuni - che rispetti la personalità individuale e incoraggi le iniziative private. E perché lo Stato sia la più sincera espressione del volere popolare, domandiamo la riforma dell'Istituto Parlamentare sulla base della rappresentanza proporzionale, non escluso il voto delle donne, e il Senato elettivo, come rappresentanza direttiva degli organismi nazionali, accademici, amministrativi e sindacali: vogliamo la riforma della burocrazia e degli ordinamenti giudiziari e la semplificazione della legislazione, invochiamo il riconoscimento giuridico delle classi, l'autonomia comunale, la riforma degli Enti Provinciali e il più largo decentramento nelle unità regionali.
Ma sarebbero queste vane riforme senza il contenuto se non reclamassimo, come anima della nuova Società, il vero senso di libertà, rispondente alla maturità civile del nostro popolo e al più alto sviluppo delle sue energie: libertà religiosa, non solo agl'individui ma anche alla Chiesa, per la esplicazione della sua missione spirituale nel mondo; libertà di insegnamento, senza monopoli statali; libertà alle organizzazioni di classe, senza preferenze e privilegi di parte; libertà comunale e locale secondo le gloriose tradizioni italiche.
Questo ideale di libertà non tende a disorganizzare lo Stato ma è essenzialmente organico nel rinnovamento delle energie e delle attività, che debbono trovare al centro la coordinazione, la valorizzazione, la difesa e lo sviluppo progressivo. Energie, che debbono comporsi a nuclei vitali che potranno fermare o modificare le correnti disgregatrici, le agitazioni promosse in nome di una sistematica lotta di classe e della rivoluzione anarchica e attingere dall'anima popolare gli elementi di conservazione e di progresso, dando valore all'autorità come forza ed esponente insieme della sovranità popolare e della collaborazione sociale.
Le necessarie e urgenti rifrome nel campo della previdenza e della assistenza sociale, nella legislazione del lavoro, nella formazione e tutela della piccola proprietà devono tendere alla elevazione delle classi lavoratrici, mentre l'incremento delle forze economiche del Paese, l'aumento della produzione, la salda ed equa sistemazione dei regimi doganali, la riforma tributaria, lo sviluppo della marina mercantile, la soluzione del problema del Mezzogiorno, la colonizzazione interna del latifondo, la riorganizzazione scolastica e la lotta contro l'analfabetismo varranno a far superare la crisi del dopo-guerra e a tesoreggiare i frutti legittimi e auspicati della vittoria.
Ci presentiamo nella vita politica con la nostra bandiera morale e sociale, inspirandoci ai saldi principii del Cristianesimo che consacrò la grande missione civilizzatrice dell'Italia; missione che anche oggi, nel nuovo assetto dei popoli, deve rifulgere di fronte ai tentativi di nuovi imperialismi di fronte a sconvolgimenti anarchici di grandi Imperi caduti, di fronte a democrazie socialiste che tentano la materializzazione di ogni identità, di fronte a vecchi liberalismi settari, che nella forza dell'organismo statale centralizzato resistono alle nuove correnti affrancatrici.
A tutti gli uomini moralmente liberi e socialmente evoluti, a quanti nell'amore alla patria sanno congiungere il giusto senso dei diritti e degl'interessi nazionali con un sano internazionalismo, a quanti apprezzano e rispettano le virtù morali del nostro popolo, a nome del Partito Popolare Italiano facciamo appello e domandiamo l'adesione al nostro Programma.
Roma, lì 18 gennaio 1919
LA COMMISSIONE PROVVISORIA
On. Avv. Giovanni Bertini - Avv. Giovanni Bertone - Stefano Gavazzoni - Rag. Achille Grandi - Conte Giovanni Grosoli - On. Dr. Giovanni Longinotti - On. Avv. Prof. Angelo Mauri - Avv. Umberto Merlin - On. Avv. Giulio Rodinò - Conte Avv. Carlo Santucci - Prof. D. Luigi Sturzo, Segretario Politico.